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Santo Francesco

Ruvido

Ricco mercante, amante delle belle feste e le donne, aspirava a diventare nobile cavaliere

Ed invece si è innamorato di Gesù Cristo … vedi la vita.

Facciamo progetti, costruiamo palazzi di illusioni … poi un giorno il Signore passa … e ti chiama “vieni e seguimi” – se — tu rispondi, la tua vita cambia. E cambia in meglio. Ma cos’è questo meglio?

A vederli da vicino questi due (dico Gesù e Francesco) non è che fossero poi così tanto invidiabili. Il primo è stato preso a calci e a sputi, reso un’obbrobrio l’hanno appeso ad una croce e ti saluto e sono (come dicono i siciliani). L’altro, un morto di fame. Senza scarpe. Senza vestiti. Costretto a mendicare per mangiare. Eppure Francesco affascina sempre, prende anche i non credenti, ti avvolge e alla fine ti fa desiderare di essere come lui. Cosa ha vissuto più degli altri?

Io credo la paura. O meglio l’assenza di (paura).

Francesco ha vissuto tutta la sua vita come se avesse un Padre in cielo. Come se avesse una persona, l’Onnipotente, che si curasse di lui, che avesse a cuore i suoi bisogni e i suoi desideri. Alcuni obietteranno: “Ma come non voleva diventare cavaliere?” Appunto. Il Padre esaudisce, manda il Suo Spirito, per riempire la parte più autentica di te stesso, quella parte eterna che è la tua anima e non le illusioni della tua mente. Francesco era attaccato alla bella vita, e proprio questo attaccamento gli impediva di andare oltre, di vedere veramente chi fosse e di cosa avesse bisogno. Qui sta la chiave della sua povertà, del suo lasciare tutto. Ci sono state regine molto ricche che sono diventate sante. Ma loro evidentemente non erano attaccate a quelle ricchezze bensì le usavano per andare incontro all’altro. Francesco ne era schiavo e aveva bisogno di liberarsene per poter correre verso il Padre.

Il Padre lo aspettava a braccia aperte.

Questa è la chiave per me. Chiediamo “male” come dice il Vangelo perché non siamo in relazione con noi stessi, perché non ascoltiamo la sete dell’anima nostra. C’è un tagliare che deve essere operato nella nostra vita, una zavorra da lasciare a terra fatta di aspettative e illusioni, una scelta concreta, che ci impedisce di vivere come i gigli dei campi, di prendere su di noi il giogo leggero di Gesù. Di vivere senza paura.

Auguriamo a tutti voi una bella festa di San Francesco, che il Signore possa parlare al vostro cuore e voi ascoltarlo come ha fatto Francesco. E lo auguro anche a me e alla nostra famiglia. Amen.