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il podcast di 5pani2pesci


Mi chiamo Francesco ... 😅 #7

29.04.2022

Carissimi

dopo la pausa di Pasqua con “Ora et Labora”, bentornati ad un nuovo numero della ✨ newsletter di 5pani2pesci ✨

Una settimana così non ti lascia indifferente, e mentre ci stiamo muovendo per organizzare una seconda edizione di questa magnifica esperienza (tutti i dettagli per iscriversi alla fine di questa email), continuiamo a condividere cosa il Signore ci ha ispirato in questo tempo così ricco di Grazia.

Ma… ovviamente

Qui si pensa e si opera al contrario.

Buona lettura

Francesco

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Mi chiamo Francesco … 😅

ho 44 anni e sono un poveraccio.

Lo abbiamo detto e ridetto su tutti i canali social, nel podcast, nei nostri corsi e nelle testimonianze in giro per il mondo, io ed Ale siamo assolutamente i peggio. Noi siamo quelli zoppicanti, che parlano male l’ittaliano, dicono le parolacce e fanno casini con i figli. Siamo quelli che urlano quando si arrabbiano, non rispondono ai messaggi e (spesso) mangiano con la bocca aperta. Non siamo affatto i bravi, quelli che hanno capito, ma (veramente) dei poveracci in cammino come te.

Ad Alessandra piace dire che – con le nostre povertà – siamo un po’ come quei bambini monelli che la maestra si mette vicino… perché (appunto) hanno veramente bisogno di un occhio di riguardo in più, altrimenti non farebbero altro che guai! Ecco, Dio sta facendo esattamente questo con noi.

Non è falsa modestia, anche perché tutto questo mi suscita diverse inquietudini, io che sono un perfezionista, un ossessivo ed un maniaco del controllo… no, non mi piace affatto questo allegro quadretto che ho appena dipinto.

Eppure… mi ci ritrovo.

Eppure, questa consapevolezza è (forse) l’unico vero motivo per farmi uscire quella lacrima di dolore di fronte al tradimento di Pietro. Io che sono un impassibile, vacillo.

Non conosco quell’uomo – Mc 14,71

Non sono capace a descrivere quanta amarezza provo nell’ascoltare – rivivere! – quelle parole. È doloroso rendermi conto che, l’unica persona che mi ha visto veramente per quello che sono – amandomi fino in fondo – di fronte alla prima reale prova da parte mia, viene ricambiata con il tradimento, l’abbandono, la paura.

Giuro che tutto questo mi lascerebbe nello sconforto, abbattuto, sovrastato dalla mia incapacità e dal mio essere nel profondo un infedele, un cercatore di piaceri del momento, incapace di donare. Un cuore spezzato come quel poveraccio di Gollum nel Signore degli Anelli, avaro per l’anello e allo stesso tempo schiavo di esso.

Giuro che non ce la farei ad ammettere tutto questo.

Se non fosse…

Se non fosse per le parole del Vangelo.

Se non fosse per Gesù che continua a tendere la mano e che viene giù negli inferi per fare Pasqua con me (proprio con me!). Se non fosse che esplicitamente nel Vangelo si accompagna a canaglie del mio calibro, a prostitute, sciagurati e peccatori di ogni ordine e grado per annunciare la bellezza del Regno di Dio, la misericordia di Dio Padre e la radicale bellezza del Vangelo

Il Vangelo è roba nostra.

Le prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli – Mt 21,31

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati – Mt 9,12

Quest’anno, nella notte di Pasqua più forte e lunga della mia vita, abbiamo cantato – abbiamo urlato – il preconio, l’annuncio pasquale. Con tutta la voce che avevo in corpo ho urlato:

Felice colpa!

Beati noi che siamo peccatori perché grazie a queste fragilità siamo bisognosi dell’Amore grande di Dio! In quella notte e in tutta questa settimana santa ho toccato con mano la forza di sapersi ammettere peccatori. San Francesco lo diceva sempre: “sono solo un povero peccatore”. San Francesco! Il santo fra i santi! E forse oggi ne scorgo il perché. Ne intuisco la forza, ne vedo la verità. Siamo tutti peccatori.

Siamo tutti poveracci.

Teologicamente per il peccato originale, ma costitutivamente perché non sappiamo amare, non sappiamo amare di quell’amore gratuito che salva la vita, che dona la mia vita in cambio della tua.

Non ne siamo capaci.

Chi più e chi meno lottiamo per mostrare a noi stessi e al mondo la nostra faccia migliore, quella meno peggio.

La parte di noi più presentabile.

Come se l’amore di un altro si potesse comprare così, indossando una camicia pulita e dicendo buongiorno e buonasera.

Essere cristiani – cioè, credere che Gesù è il figlio di Dio, morto sulla croce per redimere i nostri peccati e risorto il terzo giorno, il kerigma – vuol dire imparare a perdere la faccia, guardare con franchezza chi siamo e da dove veniamo, e aprire (spalancare!) le porte a Cristo che ci vede belli così come siamo… e cioè… incasinati e mancanti di tutto.

Insomma ragazzi, abbiamo l’occasione con Cristo di cambiare prospettiva: passare dal tenere lo sguardo su noi stessi e la nostra miseria a gioire del fatto che, proprio grazie a questo, Dio ha l’occasione di mostrare il Suo Amore. Una rivoluzione pazzesca che cambia la tua storia e l’umanità intera.

Non so quanto di quello che ho scritto sia riuscito a bucare i pixel di questo schermo per sfiorarti un minimo l’anima, ho cercato di spiegarlo anche nell’ultimo episodio del podcast, ma non so quanto di tutto questo sia arrivato.

Tu sei bello, perché Cristo ti rende bello.

Tu vali perché sei creatura, non per i tuoi risultati o le tue virtù. La porta di ingresso è imparare a vederti bisognoso, imparare a vederti pubblicano e prostituta. Il trucco è smettere di sforzarti di renderti un po’ più presentabile (non lo sei!). Il punto è accoglierti per come sei, solo così darai il via libera perché Gesù possa operare pienamente in te.

Il rischio è che tu possa essere felice.

Fra

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Ora et Labora Experience! (2nd edition)

30 Maggio - 5 Giugno (Pentecoste)

Arrivo domenica 29 in giornata, partenza la sera del 5 o lunedì mattina. Pernottamento in tenda, bagni all’aperto, lavoro manuale, fraternità, calore del sud. Esperienza estrema, non per tutti. Aperto a ragazzi e fidanzati. Solo 20 posti. Per saperne di più, ascoltate alcuni degli ultimi episodi del podcast o le testimonianze di chi c’è stato. Per iscriversi mandare una email a [email protected] con:

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