Si può fare, sposarsi a 20 anni 🙌 #31
Carissimi
bentornati ad un nuovo numero della ✨ newsletter di 5pani2pesci ✨ Con il podcast di lunedì abbiamo esploso una bella bombetta su cosa ci vuole per un fidanzamento cristiano. Cosa dice Dio del tuo fidanzamento? Cosa dice Dio del tuo desiderio di famiglia? Che progetto c’è sulla tua vita?
Porsi seriamente queste domande, vuol dire entrare in un discernimento serio sulla tua vita e la tua chiamata. Questo è qualcosa che supera i tuoi desideri. Vuol dire incominciare a camminare da discepolo dietro a chi è venuto per dare pieno compimento alla tua vita, piena felicità, piena gioia. Non una felicità che, passato il momento di euforia, appassisce e ci fa ritornare nei nostri soliti schemi.
Quella si chiama emozione.
Qui parliamo di altro.
Qui parliamo di qualcosa che ha a che fare con una chiamata. Che è nulla di meno di quello che leggiamo nel Vangelo quando Gesù si avvicina a due fratelli alla riva e li chiama: “Venite e seguitemi”; o quando incontra Matteo il pubblicano e gli dice: “Seguimi”.
C’è un prima e un dopo.
La vita cambia. Viene stravolta. Il sogno muta e l’unico desiderio del tuo cuore diventa stare con Lui, seguirLo, ascoltare le Sue Parole. Il resto non ha più sapore. I miei desideri ed i Suoi desideri diventano uno e mentre cammino per compiere la Sua volontà, la mia vita viene trasformata in qualcosa di meraviglioso che supera di molto il più grande dei miei desideri.
Compiuto un serio cammino di discernimento, quando capisci che è arrivato il momento del matrimonio, lo studio, il lavoro, la casa, la stabilità economica diventano questioni secondarie: pure banalità pratiche. Banalità che – ovviamente – trovano una risposta durante il cammino (anche i discepoli non campavano di aria). Perché accanto ad una chiamata, mai mancheranno sostentamento e provvidenza.
Mai.
Così oggi sono felice di condividere un articolo del blog di 10 anni fa, quando all’inizio di 5pani2pesci, Alessandra ha condiviso la sua esperienza di lasciare tutto e sposarsi con me in Cristo a 19 anni.
Mai ci è mancato qualcosa, e per tutto quello che abbiamo lasciato, abbiamo sempre ricevuto 100 volte tanto (anzi molto di più).
Qui si pensa e si opera al contrario 🙀
Buona lettura
Francesco
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Si può fare, sposarsi a 20 anni
È possibile sposarsi a 20 anni? Come si fa a non saltare le tappe? Mi sono persa tutti i divertimenti?
Avevo da poco compiuto 19 anni quando Francesco, in una sera d’inverno, con la pizza al taglio in mano nella mitica Fiesta ribassata (anche essa adolescente, 17 anni) mi chiese di sposarlo.
Erano passati alcuni mesi da una telefonata superlitigiosa fatta da una cabina telefonica di Assisi dopo uno dei tanti colloqui fatti con padre Giovanni Marini. Il messaggio era chiaro:
- Siete pronti! Il cammino di discernimento è finito. La cosa funziona. Mi serve solo la data.
- Ma Giovanni… ma cosa stai dicendo? Ma come ti viene in mente? Io ho solo 18 anni! Mi sono appena iscritta all’università, come si può pensare una cosa simile?
- Io non ho più niente da dirvi. Siete venuti qui per fare un discernimento e il discernimento è finito. Ci vediamo la prossima volta con la data. Badate bene: non oltre il 4 ottobre!
- Ma… ma… io…
- Su donzella, vai via. Ci vediamo presto.
Se fino al quel momento pensavo che p. Giovanni era un frate pazzo, adesso ne avevo piena conferma.
Confusa e stravolta, chiamai Francesco per raccontargli tutto. Si arrabbiò tantissimo! e litigammo. Per quanto anch’io fossi in disaccordo con le parole di p. Giovanni non mi fece di certo piacere la reazione di Francesco. Certo è che da quel momento le cose cambiarono e cominciammo a stare per la prima volta davanti a delle domande importanti.
- Ma tu con me che vuoi fare? Perché stiamo insieme? Siamo in cammino verso cosa? Qual è l’obiettivo? E io cosa volevo da questa relazione?
Le mie energie erano tutte proiettate all’università, agli esami. Mi ero da poco trasferita a Roma e volevo esplorare la mia vita da studentessa squattrinata libera e felice. Francesco, sì, era molto importante, ma… troppo presto. In fondo che fretta c’era? Queste domande però esigevano delle risposte. Sulla nostra storia le idee chiare ce l’avevo, facevo sul serio, non volevo la storiella col sottotitolo “finché stiamo bene insieme”; io pensavo che lui era l’unica persona con cui davvero valesse la pena spendersi, lui si che era un uomo e non un ragazzino.
Quando Francesco mi chiese di sposarlo risposi due cose: la prima fu “Ma io veramente volevo solo chiarire che intenzioni avevi con me, non volevo arrivare fino a questo punto adesso”; la seconda fu “… SI”. Il problema è che quando rispondi a quelle domande il tuo cuore non trova più nessuna giustificazione, è irrefrenabile. Arrivi a toccare una gioia da Dio, tocchi la Bellezza dell’infinito con le tue mani. Davanti a tutto questo cos’è un esame? Quanto vale quel “divertiti finché sei giovane, c’è sempre tempo per costruire una famiglia”. Sono illusioni. False gioie rispetto a quella di dire SI alla pienezza della vita, al fare centro. Io non lo so spiegare, non sono una scrittrice, ma so che quando trovi un tesoro vendi tutti i tuoi averi per comprare quel terreno dove il tesoro è nascosto senza pensare minimamente a quello che lasci perché in confronto è poca cosa. Ma quale saltare le tappe? Ma quale divertimento perso? Qui c’è una pienezza da non farsi scappare e prima l’acchiappi più la vivi.
Non dimentico mai quanti anni ho, infatti faccio l’università, quando posso, organizzo serate con le amiche, scrivo cavolate su facebook, non mi piace rattoppare calzini e ascolto la musica da youtube. Certo a volte è pesante stare a casa con i bambini, soprattutto se, come in questa settimana, ti svegliano continuamente di notte per un dannato dentino; ma questa difficoltà è la stessa anche a quarant’anni.
Sono felice di aver scelto il matrimonio come prima cosa. Sono felice di aver dedicato le mie energie, le migliori, quelle della giovinezza, per Francesco e i nostri tre monelli; e poi il dosaggio elevato di incoscienza che ci ha permesso di avventurarci per l’Europa senza pensarci troppo (da Zurigo, a Strasburgo fino a Friburgo); ma soprattutto sento la gioia di aver ascoltato quella chiamata fuori schema, nonostante le tante difficoltà. Il risultato è stato trovarsi a ventisette anni con tre pupi, la maglietta perennemente sporca di rigurgitino e, finalmente, prossima alla laurea. Non mi sono trovata male, anzi ne vado fiera. Non ho sentito nessuna privazione.
Abbiamo scoperto che il modo speciale in cui Dio ci voleva amare passava per questa avventura. Un’avventura che non avremmo mai scelto da noi. Abbiamo ricevuto un annuncio e ci abbiamo scommesso su.
P.S. Ci siamo sposati il 3 ottobre di quello stesso anno, due giovincelli, diciannove e ventisette anni.
Il rischio è che tu possa essere felice.
A venerdì prossimo!
Ale
PS> Ma un lavoro può essere la mia vocazione? Ascolta qui
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