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il podcast di 5pani2pesci


Saper entrare nell'intimita del tuo cuore #79

15.07.2025

Ciao!

È martedì 💫 e ho pensato… visto che non stiamo registrando il podcast in questi giorni, magari sarebbe bello scrivere un po’ di più… ed eccomi qua!

Torniamo con una newsletter che scava in profondità, in un viaggio verso il luogo più intimo del nostro essere. Preparati a una lettura che potrebbe cambiare il tuo modo di guardarti dentro.

Buona lettura!

Ale & Fra


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Senza di te non si può fare!

Saper entrare nell’intimita del tuo cuore

C’è un luogo dentro di noi dove possiamo ascoltare una voce che parla della verità sulla nostra vita. Non è il luogo del capire in maniera intellettuale, né dove lasciarsi travolgere dalle emozioni, ma è un luogo del sentire, del sentire in pienezza. È una voce a volte leggera, altre volte forte come una burrasca. È il luogo dove possiamo attingere la direzione della nostra vita, è il luogo di intimità con Dio, dove possiamo (finalmente) accogliere noi stessi per quello che siamo nella nostra povertà e fragilità.

È un luogo dove smettiamo di raccontarcela, di essere manipolativi, di indossare maschere che ci fanno sempre più brutti di quello che siamo.

Gesù stesso ci ha parlato di questo luogo intimo quando parla della preghiera:

Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. – Mt 6,6

Non sta parlando di una stanza fisica. Quella “camera” è il tuo cuore, il luogo segreto dove incontri te stesso e Dio senza filtri, è la coscienza. È il posto dove finalmente puoi essere vero, dove non devi dimostrare niente nessuno, dove puoi ammettere le tue paure e i tuoi desideri più nascosti.

Eppure è un luogo così poco frequentato. Perché?

Fuggire dal silenzio

Ti sei mai chiesto perché ami il frastuono? Perché ami la confusione? Perché con la tv spenta ti senti perso? Perché scrolli TikTok fino alle 2 di notte? Perché in un luogo isolato immerso nel silenzio assordante non sai più chi sei?

Il rumore ti allontana da quella stanza, ti allontana dal tuo cuore. Come anche gli impegni pressanti, l’università, il dover correre sempre da qualche parte, la paura di perderti qualcosa che ti fa dire sì a tutto. Rallentare ci avvicina a quel luogo intimo, il silenzio ci spalanca la porta di quella stanza. Alla sua soglia sentiamo la brezza che ci invita ad entrare. E spesso ne siamo terrorizzati.

L’intimità del tuo cuore è il luogo di eccellenza dove avviene il dialogo con Dio e con i segreti più profondi della tua vita. A volte questo dialogo fa una paura terribile. A volte siamo così abituati a guardare da un’altra parte che entrare in quella intimità ci pietrifica, ci scandalizza e ci congela.

E viviamo di superficialità.

Ti sei mai chiesto perché cerchi lo sballo? Ti sei mai chiesto perché sprechi il tuo tempo nella pornografia? Perché per stare bene la sera hai bisogno di ubriacarti? Perché butti i soldi nel gioco online, affoghi negli impegni di lavoro o ti annebbi nella droga?

Sei forse una persona cattiva? Non credo.

Lo sballo, la pornografia, il bere, il gioco, il troppo lavoro, la droga sono solo forme di fuga. Diciamo fuga dalla realtà, ma io direi proprio fuga da quella parte più intima di te stesso.

L’oblio del non-sentire. Finalmente non sentire quel dolore, non sentire quel vuoto, quel malessere che risulta così vero ma che spesso non sappiamo neanche da dove viene. Finalmente storditi non ci pensiamo più, finalmente l’anestetico alla vita di cui avevo bisogno.

E nell’assunzione del mio anestetico me ne vado giù. Sempre più giù, affondo in una tristezza fatta magari di apparente entusiasmo, ma che mi allontana sempre di più da me stesso, mi fa prendere decisioni che non vanno bene per me, mi fa dimenticare chi sono e mi impedisce di vedere la meta a cui desidero aspirare.

Cavolo! Tanta roba… ma mentre scrivo queste parole, sappi che stiamo tutti nella stessa barca, ognuno con la sua “spina nel fianco” come dice San Paolo, ognuno a combattere con i suoi personalissimi mostri.

La notizia cattiva è che la tua volontà non ti salverà, non basterà la tua volontà per uscire dal loop. La solitudine di questo lavoro ti taglia le gambe e diventa un impedimento insormontabile per percorrere una strada sicura ed affidabile.

La buona notizia è che in un affidamento totale tutto questo si può fare.

Aprire la porta del cuore

Se vuoi vivere in pienezza, se vuoi vivere in libertà, non puoi evitare di entrare nell’intimità del tuo cuore. Mi dispiace, non si può fare.

Con amore e gradualità è necessario fare i passi che ti mettono in contatto con quella parte intima.

Un primo passo è imparare ad abitare il silenzio. Alla stessa maniera che impari a fissare il vuoto (hai presente quando guardi giù da un palazzo di 7 piani?), ti avvicini per gradi, ti tieni alla ringhiera, guardi prima pochi secondi, poi sempre di più.

Per farlo concretamente, potresti iniziare con 5 minuti al giorno senza telefono, senza musica, senza niente. Siediti in un posto comodo, in silenzio, chiudi gli occhi, respira. Quando arrivano i pensieri (e arriveranno a valanga), non scappare, stai lì. Ad esempio a me aiuta accompagnare questo momento con la preghiera del cuore. Come i monaci ripeti:

  • Signore Gesù Cristo (ispira)
  • Abbi pietà di me (espira)

Concentrati sulle parole, e sulla preghiera. Fai come quando guardi giù dal palazzo: tieniti alla ringhiera e stai lì. Settimana dopo settimana, aumenta di qualche minuto.

Due. Impara a riconoscere i momenti di fuga. Quando vedi che avresti bisogno di una dose (alcool, porno, impegni, relazioni, droga), annota nel tuo cuore. E fatti la domanda.

  • Da cosa voglio fuggire adesso?
  • Di cosa avrei veramente bisogno adesso?

Dagli un nome. Cos’è? Solitudine? Paura? Non sentirsi all’altezza? Dagli un nome. E una volta che hai risposto, prova a soddisfare quel bisogno. C’è solitudine? Allora avvicinati agli altri, magari in un spirito di donare piuttosto che ricevere. È paura? Cerca di capire dove trovare rassicurazione, cosa vuol dire rassicurazione per te? Ma ricorda che la risposta è sempre dentro di te. I bisogni non li soddisfano gli altri, ma il tuo atteggiamento nei confronti della vita (per questo ho scritto “spirito di donare piuttosto che ricevere”).

Tre. Ecco un passo in più verso la condivisione. Non ci salviamo mai dai soli e come ho scritto prima, i tuoi sforzi non ti faranno uscire da quel vuoto. Sopratutto per chi sa stare nella solitudine – anzi che nella solitudine ha costruito la sua casa – il passo importante da fare è imparare ad aprire il cuore ad un fratello maggiore, a una sorella nella fede, al tuo fidanzato, al tuo padre spirituale, questo è un passo importante verso una vita vissuta nella trasparenza. Aprire il cuore di quelle cose nascoste e più intime di cui fai fatica a parlare, di cui ti vergogni. Ricorda: più sotterri, più ne sei dominato e affossato. Sottolineo che deve essere un processo graduale, in cui devi valutare bene a chi aprirti, costruendo una relazione di fiducia passo passo. Non puoi farcela da solo. Letteralmente.

Quattro. La messa quotidiana, i sacramenti, la preghiera. Di questo ne abbiamo già parlato qualche giorno fa.

Ognuno di questi passi, a seconda di come siamo fatti, può essere piuttosto impegnativo. Anzi, la prima volta può essere realmente devastante. Ti arriva tutto. Senza filtri, senza fughe e palliativi incominci a sentire veramente chi sei. Quella ferita, quella sofferenza, quel bisogno, per la prima volta forse appaiono per quello che sono e fanno paura.

E fa male.

Ma è l’unico modo per imparare a sentire chi sei, il tuo corpo, a gestire le tue emozioni, a vivere il momento presente invece di scappare sempre verso la prossima distrazione, il prossimo anestetico.

Ci vuole gradualità. Ci vuole affidamento. Ci vuole pazienza. Ma è un passo necessario per diventare veramente chi sei.

Te lo chiedo seriamente: prova per una settimana. Ad esempio cinque minuti al giorno di silenzio totale. Niente telefono, niente musica, niente. Solo tu, il tuo respiro e quello che emerge.

Il rischio è che tu possa essere felice.

Buon cammino

F


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