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Non per fortuna, ma per grazia 🙌 #38

Carissimi

bentornati ad un nuovo numero della ✨ newsletter di 5pani2pesci ✨ Piccola condivisione… quando abbiamo proposto agli sposi una settimana di ritiro per capire la missione del proprio matrimonio, pensavamo che ci avreste presi per folli. Ora che stiamo contattando le varie coppie, ci rendiamo conto che siamo in buona compagnia! Bene così 👍

Qui si pensa e si opera al contrario 🙀

Buona lettura

Alessandra

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Non per fortuna, ma per grazia

Ricevo, soprattutto io, molti messaggi del tipo “Sei fortunata ad avere questa intesa con tuo marito” o anche “Che fortuna che la pensate allo stesso modo, invece mio marito …”

Non ho mai creduto nella fortuna e soprattutto mi rendo conto che spesso si scambia testimoniare l’opera grande di Dio nelle nostre vite con “quanto siamo belli e bravi”. Io ci rimango sempre male perché 5pani2pesci è fatto appunto per testimoniare che non importa da dove parti e quanto sei incapace, importa solo quanto riesci a lasciare che Dio operi in te. Non è questione di bravura, ma di apertura all’opera di Dio, di fiducia, di fede quindi. Io e Francesco ci mettiamo a nudo raccontando cose anche molto profonde ed intime di noi solo perché arrivi questo messaggio. Se addirittura noi due siamo riusciti a vedere l’opera di Dio nella nostra vita pasticciona e nella nostra relazione litigiosa, allora vuol dire che è proprio per tutti. Mi dispiace quando questo non arriva e arriva invece “che bella coppia, quanto siete fortunati ad esservi incontrati entrambi credenti”.

Per fortuna (!!!) chi ci conosce invece mi dice “Ma come fai a sopportare il ruvido? È un rompiscatole allucinante! Ma perché non lo mandi un po’ di più a quel paese?!”. Dall’altra parte invece so che gli uomini sono sempre obiettivi e diranno “Che moglie incredibile che ti ritrovi!”, ne sono certa, non ho dubbi.

La felicità dipende solo da due cose

Vi assicuro che non abbiamo lasciato una super carriera sudata insieme per fortuna e non siamo usciti da tante crisi di coppia per fortuna. Non è stato il caso che ci ha fatto incontrare e neanche è stato per caso che abbiamo una famiglia così.

La prima cosa che volevo condividere è questa: la felicità non dipende mai da cosa ti succede nella vita. Lo so che adesso inizierai a pensare alle possibilità che non hai avuto, hai genitori che ti sei ritrovato e alla tua storia triste. Chi scrive è nata in un paesino sperduto da una famiglia umile e andava a piedi tutti i giorni all’università per risparmiare l’euro dell’autobus nonostante si spaccasse la schiena la sera in pizzeria fino a tardi. La felicità dipende da cosa ci fai con quello che ti è successo. Quello che ti è successo è solo il punto di partenza che può essere più o meno vantaggioso o svantaggioso, ma è solo il punto di partenza e rimane tale. Chi decide la tua felicità sei tu. Chi decide se questa felicità è una felicità da Dio (ovvero santità) dipende dallo spazio che dai a Dio di agire nella tua vita, dall’apertura alla fiducia di lasciarti guidare da Chi ti Ama più di te stesso.

La seconda cosa è che la felicità è sempre il frutto di un duro continuo e costante lavoro quotidiano in cui non sempre basta la buona volontà, servono obiettivi chiari e aiuti esterni. La felicità non è gratis, costa lavorare sodo. C’è una cosa che Francesco mi ripete sempre in questi giorni leggendo alcuni scritti di San Francesco di Sales e cioè che le nostre piccole scelte quotidiane ci fanno scegliere da adesso se camminare sulla via del paradiso o no.

Ogni piccola scelta quotidiana determina la mia felicità

Abbiamo sempre l’impressione che per diventare santi, cioè felici da Dio, la vita ci presenterà grandi imprese eroiche da affrontare. Questa è una tentazione molto subdola. Ci dimentichiamo che non viviamo in un campo di concentramento e se pure vivessimo lì non siamo tutti pieni di amore e di affidamento al Signore come Massimiliano Kolbe. Nella nostra vita quotidiana, mentre aspettiamo di trovarci davanti al gesto eroico di dare la nostra vita al posto di qualcuno, buttiamo le carte a terra e, se incontriamo un uomo in difficoltà, ci giriamo dall’altra parte facendo finta di guardare il telefonino per toglierci dall’imbarazzo. Pensiamo che dobbiamo morire tutti di gravi malattie offrendole a Dio come grandi santi del nostro tempo come Chiara Corbella e invece per molti di noi la santità sarà sopportare situazioni piccole e faticose (tipo mio marito ogni giorno!) oppure perdonare un’ingiustizia che ha messo in galera il nostro cuore.

Non è per sfortuna che ti trovi dove sei, che hai quel marito lì, ma perché hai costruito male forse, oppure hai costruito quella relazione senza Dio. “Ma come faccio a costruirla con Dio se il mio ragazzo è ateo?”- dirai. Anche tu sei atea? Cosa dice Dio di come state vivendo questa relazione? Che fondamenta hai messo nel tuo matrimonio? Come ti sei sposata, con quali basi? Tuo marito è chiuso a certe cose, sapessi il mio! La differenza è se ci sono delle basi solide, molto solide, oppure no. Basi non fondate sul sentimento o sul “quanto stiamo bene insieme, allora ci possiamo anche sposare”. Sono basi che noi per grazia abbiamo ricevuto gratuitamente dalla chiesa e dai suoi ministri e che abbiamo accolto (l’unico merito che c’è è in questo). Perché ogni passo, ogni singolo gesto fatto adesso mi fa fare un passo verso il paradiso o il contrario. Ogni singola scelta mi fa andare verso la gioia o il suo contrario. Chi l’ha detto che se non si è entrambi credenti non si può fare un cammino? Forse devi stare in ginocchio il doppio! Forse per far entrare Dio nella vostra relazione devi pregare per te e per tuo marito.

A volte mi sembra da alcuni commenti e storie che riceviamo che mentre le persone stanno comodamente sedute o intraprendono strade del “ma si dai, in fondo che male c’è” poi si accorgono che c’è qualcuno che è arrivato un po’ più in cima e sta lì a godere di panorami incredibili e si sente dire “Come siete fortunati a poter godere di quel panorama, io invece…”. Amica mia, non è proprio fortuna, è il profumo della grazia mescolato alla puzza di sudore che ci fa godere quel panorama oggi, perché molti passi (purtroppo di strada sbagliate e casini ne combiniamo tanti!) fatti con l’obiettivo chiaro di una meta da raggiungere. Lo so che anche tu ti stai facendo un enorme mazzo, ci credo, ma verso cosa? Fai discernimento davanti alla Parola di Dio e con una guida su dove stai andando o disperdi energie andando un po’ a destra verso la meta e un po’ a manca verso “se non lo accontento (marito, genitori, aspettative interiori, realtà in cui vivo) non vivo”? Se stai camminando, verso dove esattamente stai andando? La tua meta è chiara?

L’ingrediente fondamentale non è la fortuna, ma quanto lasci agire la grazia. Non importa se nella tua coppia uno dei due non è credente perché la grazia non agisce quando fai le tue pie preghiere, ma quando hai un cuore puro ed aperto. Francesco, il mio maritino ruvido, legge moltissimo cose di ogni genere, dal minimalismo, alle diete vegane-detox, a gente che ha mollato tutto per correre a livelli internazionali sulle montagne per giorni e giorni. Alla fine ci rendiamo conto che non bisogna essere cristiani per arrivare a capire queste cose. Non sono le presenze alla messa domenicale che ti fanno vivere la vita in maniera piena, ma la tua apertura a renderti conto che ogni singola scelta che fai oggi determina la tua vita. Se oggi decido di mangiare patatine fritte e domani lo stesso e poi inizio a farlo sempre di più e divento obesa non è sfortuna! Non puoi dire ad una ragazza magra “beata te che sei magra” perché tu hai scelto con la tua volontà ogni giorno di mangiare male. È vero che ci sono persone in cui gli ormoni reagiscono in maniera più prorompente (l’equivalente al dire che parto da una storia svantaggiata), ma se avessi mangiato sano mai saresti venti chili in più (nei campi di concentramento sono sicura c’erano persone con disfunzioni ormonali, ma era impossibile diventassero obesi). E lo dice una che non è propria fiera delle proprie abitudini alimentari…

Una relazione bella e felice non dipende se lui è credente, ma se sa amare gratuitamente. Questo vuol dire che se non capisce perché vivere la castità nel fidanzamento non vuol dire che tu debba abbassare il livello e fare qualcosa contro la tua volontà.

Ma vuol dire che questa sarà l’occasione di vedere se questa persona sa amare anche quando non capisce perché intuisce che questa è una cosa importante per te. Se tu abbassi il livello perché lui non lo capisce poi ti ritrovi che hai perso un’occasione grande di confronto (quindi poi non siete capaci a dialogare fino in fondo) e di essere te stessa. Poi, chiaramente, parlerai di fortuna, ma questa è incapacità relazionale. Io credo bisogna parlare di palle invece. Nella vita non puoi scegliere chi sono i tuoi genitori, i tuoi fratelli e neanche i tuoi figli, dove sei nato, se la tua famiglia di origine è ricca o povera, ecc ma una cosa la puoi scegliere: l’uomo con cui passare il resto della tua vita e come passarlo; beh allora fallo e assumitene le conseguenze, lo hai scelto tu e hai costruito una relazione tu con lui in questo modo.

È colpa di Dio

So di essere molto diretta e dura, ma è davvero infantile parlare di fortuna perché è la scusa più grande per deresponsabilizzarci. Il passo successivo a prendersela con il caso è quello di dare la colpa a Dio.

Insomma, si parte dalla grazia che Dio ci dona per arrivare alla felicità. Non è questione di fortuna, ma piuttosto di accoglienza. Quanto più ci lasciamo guardare da Dio, quanto più ci lasciamo amare da Lui, tanto più siamo equipaggiati per una vita felice. Questa felicità non è assenza di dolori e fatiche, ma presenza di Dio. Se cercavi un dio da bacchetta magica questo dio cristiano non fa per te. Questo è un Dio che ha promesso con i fatti di amarti. Lui ascolta tutte le nostre preghiere e realizza le Sue promesse che sono di gran lunga più grandi. Questo è un Dio Padre, non è un santone che illude e promette cose ipotetiche. Lui è Padre. Basta lasciarsi amare, questo è quello che ci insegnano i santi.

Il rischio è che io possa essere felice!

A venerdì prossimo 👍

Ale


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