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Pezzi unici #45

Carissimi

bentornati ad un nuovo numero della ✨ newsletter di 5pani2pesci ✨ Ritorniamo dopo un piccolo periodo di silenzio causa “Ora et Labora”, postumi vari e viaggi. Oggi condivido con voi un pezzo del mio cammino personale, l’ho scritto in primis per me, per darmi coraggio, ma penso che possa essere utile a molti. Vi abbraccio.

Qui si pensa e si opera al contrario 🙀

Buona lettura

Francesco

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Pezzi unici

I movimenti del nostro cuore sono un mistero.

Ma non in un senso romantico e poetico. Ci specchiamo negli occhi delle persone a cui teniamo, di cui abbiamo stima, di cui cerchiamo l’approvazione, cercando di capire chi siamo veramente. La nostra vita è una continua interpretazione. Ma cosa dice veramente il cuore fatichiamo a decifrarlo, è un mistero. La relazione è il metro di misura per come appariamo, ma spesso è solo superficialità. Da una parte perché siamo terrorizzati dal farci vedere per quello che viviamo nel profondo, ciò che prova il nostro cuore; dall’altra perché noi stessi siamo terrorizzati dall’andare a vedere cosa c’è fino in fondo. Le ferite del passato la fanno da padrone, e in un tentativo di far finta di niente mettiamo una toppa a casaccio sul fondo della nostra barca. Ma non funziona. La burrasca incede quando meno ce lo aspettiamo e la nostra nave cola a picco, lasciandoci ammutoliti in fondo al mare. Come ho potuto agire così? Come ho potuto parlare così? Ascoltare il grido del nostro cuore è la strada per una maggiore consapevolezza, ma non è un cammino di miglioramento personale. È la scuola della nostra umanità.

Riguardo a tutto questo, due cose ho capito. La prima è che non è tutta farina del mio sacco. Da dove parto? Con che barca sono stato equipaggiato? Arriviamo da un susseguirsi di generazioni, veniamo da una storia – d’amore per alcuni, ma spesso ricca di semplice ordinaria follia – di relazioni che non funzionano, di atteggiamenti distruttivi, di vicende infinite che potrebbero essere la base di almeno altri 100 romanzi per Garcia-Marquez, pace all’anima sua. Il punto è che noi non siamo quella roba là. Veniamo da lì, ma sarebbe un errore ridursi al frutto di quella storia. Chi si salverebbe? Noi siamo altro.

La seconda cosa che ho capito è che, a volte… non è proprio tutta farina del mio sacco! Certi pensieri che nascono nel mio cuore, ma che mi fanno inorridire sono frutto di suggestioni esterne. Infatti, come esistono le ispirazioni che vengono da Dio, così esistono quelle del piano di sotto, del maligno (spoiler: è un’imboscata. A chi volesse approfondire, consiglio caldamente di leggere “le lettere di Berlicche” di C.S. Lewis).

Come siamo sciocchi!

Scandalizzarsi per un pensiero scabroso… Quando arriva arriva, non ci si può far niente. La questione è cosa facciamo dopo. Il primo pensiero è una prova, ma la tentazione vera e propria nasce dal voler ascoltare o meno quella voce, è la battaglia spirituale. Infatti, il primo pensiero può non essere il tuo, ma il secondo… quello si che è tuo! Come decidi di comportarti alla luce di quella ispirazione sfortunata è tutta farina del tuo sacco! E te ne devi prendere la responsabilità.

La battaglia spirituale continua anche dopo le nostre scelte sbagliate. Quando si tratta di rialzarsi arriva lo scoraggiamento, non sia mai abbandonare il campo in quel momento! Senso di colpa e scoraggiamento non vengono mai da Dio. Di fronte alle cadute, rimaniamo spiazzati. Ci crediamo migliori di tutto questo! Spesso cadiamo nel tranello e ci domandiamo: ma come ho potuto agire così? Come ho potuto parlare in quel modo? Non siamo tutti cintura nera di autocontrollo (io di sicuro non lo sono). Chi per un gesto di rabbia, chi per una battuta di troppo (e come sanno fare male le parole), chi per quegli atteggiamenti ambigui con i ragazzi o le ragazze. Gli stessi che oggi sanno dare la vita per un amico, il giorno dopo possono cadere come canne al vento. Siamo noi, sempre noi. Un pezzo unico pieno di sbavature, di errori grossolani, di debolezze banali…

Eppure siamo noi: un pezzo unico.

“L’arte di trarre profitto dai propri peccati” è un libretto della metà dell’ottocento che nasce dalla sapienza degli scritti di San Francesco di Sales. In una parte dice: perché ti stupisci dei tuoi peccati, delle tue debolezze? Nasciamo imperfetti, creature amate da Dio, figli bene-detti, ma comunque imperfetti: è il peccato originale. La nostra vita desidera un riscatto da tutto questo… Senti di essere migliore – e lo sei!-- con l’aiuto di Cristo puoi esserlo. È il riscatto della Croce.

La debolezza umana può essere l’occasione per alzare gli occhi al Padre per ricevere quell’amore di figli che mai viene negato. E tutto questo ha dei risvolti veramente incredibili nelle relazioni. Infatti, consapevole della tua umanità, di fronte alla debolezza di chi ti sta affianco, avrai l’opportunità di vederne la sua umanità, non sei migliore! Ecco in cosa consiste l’accoglienza più autentica: non un gesto di generosità, ma il frutto della consapevolezza della propria povertà.

La via dell’umiltà in fondo è proprio questa: vedere le proprie debolezze, senza scandalizzarsi, riconoscendo la necessità di uno sguardo d’amore del Signore sulla propria vita, ritrovando la speranza per rialzarsi – non per le proprie capacità – ma in virtù di essere figli amati e desiderati. In questo sta la Fede.

Non sei perfetto, ma aspiri alla perfezione, non sei capace di amore gratuito, ma aspiri alla gratuità. È un cammino che non si fa da soli. È un cammino che si fa all’interno della Chiesa che ci guida e ci accompagna. La Chiesa tutta infatti, è proprio questo: dei fratelli, delle guide, degli amici per progredire in questo cammino, a volte tortuoso, spesso incerto, certi che c’è una strada anche per noi che siamo pezzi unici.

Il rischio è che tu possa essere felice!

Buon cammino

F


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