5pani2pesci logo

Quando sono fragile

Alescanca

Di solito sul blog scriviamo post pieni di entusiasmo e speranza, ma oggi penso che è bello condividere la fragilitá di questo periodo in cui ogni giorno per me si conclude con “anche oggi si lavora domani” e cresce la frustrazione di non concludere niente di quello che avrei voluto nonostante le mie giornate passate di corsa e ad incastro a fare la trottola tra mille cose da fare.

Fragilitá

Sui social o nella vita quotidiana di solito cerchiamo di mostrarci tutti molto fichi. Chi perché è in cerca di un bel ragazzo, chi perché vuole mostrare un’immagine da invincibile o chi perché confonde l’essere cristiano con l’essere un bravo ragazzo per bene, insomma tutti cadiamo nell’inganno che ci siano persone perfette. È chiaro che non esistono persone super fantastiche, senza problemi, tantomeno famiglie perfette. Se proprio devo dirla tutta, ho scoperto che proprio quelle persone che sembrano piene di amici e amate da tutti, quelle che un giorno sí e uno no postano foto di serate mega e incontri top, poi sono le persone piú devastate dalla solitudine, ad esempio. Insomma ho l’impressione che l’obiettivo principale della nostra generazione sia apparire fichi, mentre mostrarsi fragili sia diventato quasi una vergogna. È chiaro che sui social è abbastanza fuori luogo raccontare le proprie debolezze, ma è bello, almeno in questo tempo di attesa del Natale, dare un nome alla nostra mangiatoia perché è lí che Dio verrá.

Mi piacerebbe tanto conoscere gli amici dei santi per saperne da loro i difetti, per cosa si irritavano e quali brutte parole erano capaci di dire nei momenti peggiori. Vorrei tanto sapere quali erano le loro fragilitá e come ci stavano davanti. Vorrei andare in libreria un giorno e trovare le vite dei santi raccontate sottolineando tutte le loro debolezze. Se ci penso, in realtá i santi sono diventati santi grazie alle loro fragilitá, o meglio, grazie al fatto che hanno fatto entrare Dio proprio in quelle loro storture e, con la grazia dello Spirito Santo, sono riusciti a mostrare da lí la loro resurrezione personale. Insomma ho proprio l’impressione che non ci sia luogo piú consono per accogliere Dio della nostra debolezza.

Credo che nei momenti decisivi, quando ci sono scelte importanti da prendere, quando ci sono pesi duri da portare o quando bisogna mandare giú un torto ricevuto forse siamo piú bravi a tenere duro e a fare anche gesti alti di grande amore, ma per me l’asino casca nella mia vita quotidiana, davanti all’evidenza che proprio non ce la faccio a tenere tutto insieme. Quando bisogna essere costanti a portare avanti quelle scelte prese viene fuori tutta la mia fragilitá, la mia mancanza di costanza, che non è solo scoraggiamento, ma proprio incapacitá, la sensibilitá di una ferita ancora scoperta. E mi scopro fragilissima.

A casa nostra abbiamo la brutta abitudine di far quadrare sempre il cerchio. E con questo intendo la pretesa inconscia (e non solo) di riuscire a fare tutto e tutto bene. Vogliamo essere presenti con i figli, ascoltare i loro bisogni, accompagnarli nei loro interessi, poi vogliamo prenderci cura di noi due come coppia, io vorrei anche pulire casa e cucinare con calma, magari uscire a cena con un’amica ogni tanto, poi vorrei finire il mio libro che ormai sembra una fake news, e mi piacerebbe organizzare il tour dell’Amore Chiama nei dettagli, con tutto l’amore possibile. In tutto questo ci sono tutte quelle piccole cose quotidiane da sistemare tipo trovare la ricevuta del libraio, andare al caf, immatricolare la macchina nuova in Italia, spedire la raccomandata alla telecom che sta all’ingresso da tre settimane, organizzare la consegna della legna per il camino, svuotare le valigie parcheggiate all’ingresso, ecc.

Da qui nasce la malattia di cui tutti siamo affetti: apparire invincibili, per forza belli e forti, capaci di tutto e senza sbavature di trucco dal sudore che ci attanaglia mentre di corsa ci arrampichiamo in salita. Per poi ritrovarci tutti campioni mondiali di stress e attacchi di panico (io spesso salgo sul podio purtroppo).

Fare ed essere

Mi rendo conto che l’unica cosa che mi resta oggi è solo una: rallentare, riconoscermi fragile e mollare tutto questo fare per ritornare all’essere. Mi risuonano le parole di Padre Giovanni: “lo stress è sempre frutto del fare, mentre la gioia è il risultato dell’essere”. Ho l’impressione che invece di spendere le mie energie per essere fantasticamente brava, dovrei usarne qualcuna per prendermi cura della mia fragilitá perché è il luogo dove piú spesso incontro Dio.

È quando sono debole che sono forte 2Cor 12,10

È quando sperimento la fragilitá e la accolgo a pieno e allora che posso vivere la forza di Dio, la potenza che Dio puó operare nella mia vita. Nonostante la frustrazione di vivere questi mesi disilludendo puntualmente le mie aspettative quotidiane vivo anche di uno sguardo d’Amore, di un’occasione da non perdere per sperimentare una forza che non è mia e che fa bene ogni cosa.

Dio l’ha fatto apposta

Io renderó ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirá Es 14,4

Mi fa quasi arrabbiare questo pezzo di storia. Ma che vuol dire che Dio indurí il cuore del faraone? Cioé, proprio Dio, mentre aveva fatto di tutto per liberare quei poveracci degli ebrei dalla schiavitú d’Egitto e ci era pure riuscito, poi, all’ultimo secondo, indurisce il cuore del faraone che ci ripensa e gli manda l’esercito contro quando davanti hanno da attraversare il Mar Rosso??!! … i conti non tornano. Ma poi continua spiegando il perché:

Io renderó ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirá; allora dimostreró la mia gloria. Es 14,4

Quindi Dio ci mette a posta certe volte davanti all’impossibile, alla nostra debolezza e fragilitá per farci vedere cosa puó fare Lui per noi, per farsi vedere, per mostrare la Sua gloria, la Sua potenza, di cosa è capace per me. Ci fa dono di vivere a pieno la nostra fragilitá, l’impossibilitá di farcela davanti alla vita per mostrarci la Sua potenza… che forza!! Aoh! Quindi la mia fragilitá potrebbe essere la mia piú grande occasione insomma, per poter vedere quanto Dio puó fare nella mia vita?! Roba seria allora!

Non sono all’altezza

Oggi ho passato tutta la giornata a pensare che esattamente a me chi me l’ha fatta fare di fare scelte molto controcorrente, di vivere una vita materialmente cosí instabile, di farmi tutti quei chilometri in giro per fare i corsi, per non parlare poi delle scelte grandi come sposarmi a vent’anni, fare quattro figli e venire a vivere in Basilicata lasciando un lavoro top? Sono cose piú grandi di me che a viverle mi spaventano, non ne sono all’altezza. Ma adesso, davanti a questo computer, ho solo una risposta per cui davvero ne è valsa la pena e ne vale ancora la pena: ho visto e vedo la potenza di Dio ed è potuto accadere solo quando ho accettato la mia fragilitá e ho spalancato le braccia alla grazia. Certe volte Dio mi ha messo apposta in certe situazioni e oggi capisco il perché. L’esperienza del limite del non essere all’altezza mi ha fatto poi fare l’esperienza indicibile di vedere il Mar Rosso che si apriva davanti ai miei occhi. Non si puó spiegare, bisogna farne esperienza. Sono situazioni di vita vissuta che sembrano assurde e che lo sono veramente, ma che ti fanno toccare Dio da vicino, è lí, lo tocchi.

Beatitudini: elogio della fragilitá

Le beatitudini si potrebbero chiamare: l’elogio della fragilitá. Non credo che Gesú dicesse “beati i poveri” perché hanno freddo e soffrono la fame, beati loro! “O beati i perseguitati a causa della giustizia” perché è bello essere presi di mira quando hai pure ragione. Non credo sia cosí, ma piuttosto beati i poveri perché è la povertá che ti porta a chiederti cosa sia desiderabile per davvero; oppure beati i perseguitati perché solo cosí avranno l’occasione per scoprire cosa sia la vera giustizia sperimentando che il bene e la veritá ce l’hanno sempre vinta anche se ti insultano. Insomma ogni beatitudine sottolinea quanto ogni nostra fragilitá e impotenza siano la condizione necessaria per poter sperimentare la grandezza di Dio in maniera profondissima. Le beatitudine sono le fraglitá necessarie per creare i presupposti per incontrare Dio, sono le travi portanti di una vita felice e santa. Se non sei bisognoso di qualcosa Dio come fa ad essere Padre per te? I miei bisogni sono l’occasione di Dio per farmi vedere quanto mi vuole bene. Come quando un’amica mi chiede un favore, è la mia occasione per dimostrarle il mio affetto.

Quando sono debole allora sono forte” perché piú vivo a pieno la mia umanitá piú Dio puó entrarci dentro a capofitto e divento santo. Il segreto per essere forti non è sforzarsi, ma essere alleati con Il Forte. Per quanto posso sforzarmi non potró mai avere il controllo totale della mia vita, in fondo non ne sono padrone perché non posso dire neanche se domani saró ancora viva.

Tutto questo per dire una sola cosa: non buttiamo mai via l’occasione di vivere la nostra fragilitá perché è un momento speciale in cui Dio si fa spazio per farsi presente, per farsi vedere. Cerchiamo Dio sempre in cose elevatissime, in preghiere sublimi e in scelte eroiche, ma in realtá Lui nasce nella mangiatoia tra la puzza di cacca di un bue e un po’ di paglia nel buio della notte, credi si spaventi della tua piccolezza?!

Questo Natale ho chiesto a Dio di nascere proprio nel mio essere cosí fragile, questa è la mangiatoia che troverá e anche stavolta sará puzzolente di disastri e anche stavolta sono certa vedró cose inimmaginabili lungo la strada. Buona attesa a tutti!