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Superare l'ansia con Dio, una macchia alla volta

Ruvido

Stamattina mi sono preso un caffè con mia cognata. Gliel’ho portato in lavanderia dove lavora perchè era stra-impegnata di panni da lavare, stirare e smacchiare. La sua faccia era preoccupata, tutto quel lavoro da fare, i panni da consegnare per venerdì!! A quel pensiero, i capelli dritti. E ci credo… panico! Come combattere l’ansia??

Spesso succede anche a me di sentirmi braccato dalle cose da fare. Quando entro in questo stato, sembra che le mie energie lascino il corpo, tutto diventa impossibile ed il coraggio solo un lontano ricordo… pensavo di essere il solo psico-patico a vivere tutto questo, ma ascoltando in giro, mi accorgo che siamo in tanti sulla stessa barca. Mezza consolazione, direte, ma per me è un grande incoraggiamento. Soprattutto perché ascoltando le vicissitudini altrui, mi rendo conto come dal di dentro tutto venga ingigantito mille volte ma che in realtà la vita è più facile viverla che ragionarla e pensarla.

E qui casca l’asino! (almeno il primo di questo articolo!)

L’ansia di una vita che non va, delle cose da fare che ci sorpassano è centuplicata dal nostro sentimentalismo… dal farsi trasportare da pensieri e sentimenti che non vanno da nessuna parte, il tutto condito da un pizzico di pessimismo cosmico che ci sta sempre bene 😝

A questo punto a me non interessa neanche sapere perchè tutto questo accada, ma sapere se esiste una strategia, un freno di emergenza per arrestare tutto questo putiferio e riprendere il controllo della mia vita.

Entrare nel qui ed ora

Ma Dio di 'sta roba ne ha mai parlato? Gesù nel suo predicare a destra e sinistra, guarendo malati e lebbrosi, a tutto questo ci ha mai pensato?

Avoja.

E ci arriviamo in un attimo… odio gli esercizi psicologici, ma questo devo dire che mi piace e lo trovo utile. Un piccolo schema da poter seguire, prima di entrare nello scivolone del sentimentalismo pippotico è questo:

Chiudi gli occhi (fermati e ascoltati)

Senti la terra sotto i tuoi piedi (dove sei?)

Rimani nel presente (cosa stai facendo?)

Esempio concreto: Sono a tavola con i miei figli e mia moglie. Piatto di pasta. Ho fame, quando: mi ricordo che non ho finito scrivere quella certa nota spese che mi ha chiesto il commercialista. È urgente. Panico. Sento il mio panico, mi si sta chiudendo lo stomaco. Se lascio le cose come stanno, di qui in poi succede il disastro. Si può passare da che mi strozzo con la pasta, ad iniziare una discussione/lite furibonda sulla topologia di disposizione delle posate a tavola.

Vediamo come funziona il piano di emergenza:

Panico. Mi fermo. Mi ascolto e riconosco che cresce il panico in me. Dove sei? A tavola con la mia famiglia, sono seduto ed ho davanti a me un bel piatto di pasta. Cosa stai facendo? Sto mangiando, è ora di pranzo ed ho fame. STOP.

Sono a tavola! E non a lavoro, o alla mia scrivania, è ora di pranzo… quindi non c`è niente che io possa fare per la nota spese, quindi è necessario rimandare questo pensiero ed entrare nel presente che è … mangiare un piatto di pasta e stare con la mia famiglia.

Credimi, più facile a farlo che a scriverlo.

La cosa più incredibile è che tutto questo è assolutamente un criterio evangelico che ci ha lasciato Gesù, duemila anni prima che ci inventassimo gli psicologi.

Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Mt6, 34

Questo fondamento è basilare perchè ci fa vivere nel presente e ne sottolinea l’importanza. La radicalità di questo pensiero è fondamentale come anche il suo beneficio per la nostra vita. Sant’Agostino rinforza questo pensiero, scrivendo:

Affida il passato alla misericordia di Dio, il presente al Suo amore e il futuro alla Sua provvidenza. Sant’Agostino

Cade il secondo asino: il presente lo viviamo nella misericordia di Dio, siamo avvolti nel Suo Amore (sia che lo sentiamo e riceviamo la sua consolazione, sia —soprattutto— se non lo sentiamo e viviamo un tempo di deserto).

Una macchia alla volta

Tornando a mia cognata. Come si risolve la montagna di panni da lavare e stirare?

Semplice.

Una macchia alla volta.

Si inizia dalla prima macchia del primo panno. Poi si passa alla seconda, poi alla terza. Quando il primo capo è finito, si passa al secondo e così fino all’ora di pranzo, così fino alla fine della giornata di lavoro.

Metodo seriale, no multitasking!

Fare due, tre, cento cose insieme, mentre ti dona l’illusione di essere maggiormente produttivo, spesso ti priva della gioia di fare le cose e sovraccarica il cervello di pensieri.

E quindi cosa fare quando mentre sto pulendo la prima macchia del primo panno, mi viene in mente che devo comprare il tonno al supermercato o pagare la bolletta?

Semplice.

Prendi un pezzettino di carta che puoi tenere vicino a te e scrivi: comprare il tonno o pagare la bolletta. Liberi la mente da quel pensiero e vai avanti a fare quello che stavi facendo. Quando sarà il momento, farai anche quelle cose.

Sei nel progetto di Dio

Infine, non siamo automi, robot fatti per completare tasks, ma persone che vivono dell’amore di Dio. Entrare nella vita vuol dire credere che si può avere fiducia, perché esiste un progetto su di te.

Ma devi iniziare con gesti concreti.

Dio rispetta la libertà. Non compie magie, ma miracoli partendo dai tuoi gesti concreti. Si tratta cioè di investire su te stesso, di prenderti del tempo per fare quello che per te è importante, ad esempio: vedersi con gli amici, fare una passeggiata all’aria aperta, provare una nuova attività. Non rimandare, ma dai spazio alla tua umanità. Ama la tua umanità, fatta di imperfezione. Non è l’efficienza, la produttività o il perfezionismo che hanno l’ultima parola su di te ma —come mi è stato detto ieri durante la confessione— è proprio nell’unione degli opposti (fragilità e forza) che sta la nostra felicità. È la chiave della misericordia di Dio. Quindi, non essere perfetti, ma accettare le discrepanze della nostra vita, sia nelle cose belle quando eccelliamo, sia quando facciamo un po’ schifo. Sempre tu sei.

E tu sei bello.

Buon cammino!